IN LUMINE – VIAGGIO VERSO L`INFINITO
Esiste in tutti gli artisti una verità sotterranea, che vive, lavora, si esprime cercando il mistero; capire il mistero è quasi impossibile, poiché il mistero, puro e trasparente come l’acqua, resta insipido, incolore. Qui nel primo cimitero torinese del XVIII secolo, furono sepolte – a nord-ovest, fuori dalle mura – un gran numero di persone che per la società del periodo avevano lasciato tristi ricordi. Sono gli impiccati, i suicidi, sicuramente i poeti, il fornitore delle parole che si allontana e mugula, i dannati, i non battezzati. Voler immaginare la storia dei luoghi e dei suoi morti ha sempre in se qualcosa di sacro, non in senso confessionale ma nel senso più antico della parola. La concezione di sacro e la sua immediata estensione in termini creativi è un qualcosa che si connette direttamente con la pratica di un’esplorazione verso un luogo attraversato ed esplorato che si carica di ulteriori significati simbolici, diventa così la memoria di un luogo. Il lavoro dell’arte diventa dunque quel corpo ibrido che riafferma la propria differenza, perchè è differenza incarnata. E’ lo è ancora di più quando si confronta in una mostra dove l’invisibile è evocato, decriptato, rintracciato attraverso altri sensi. Antonio Arévalo Poeta e Curatore Indipendente
Il Sé è sconfinato e il tempo non ha né inizio, né fine (Ibn Arabi)
IN LUMINE significa “nella lampada”. La lampada come “raccoglitore” di anime e mezzo di trasporto per le altre dimensioni. L’intervento artistico è un’installazione futuristica sperimentale in ologramma tridimensionale sospeso, sopra l’ex cimitero di San Pietro in Vincoli a Torino. L’installazione Site-specific, è un’aureola luminosa di circa 15 metri di diametro che fluttua a 15/20 metri dal suolo. Siamo entrati nell’epoca della luce, e siamo usciti dall’età dei metalli e dei minerali. I veicoli della comunicazione non sono più ossidi, pigmenti nitrati, solventi, ma LUCE che analogicamente si impressiona direttamente nella retina. Il fine del progetto riguarda la trasformazione del simbolo dell’aureola in una grande icona pop, come il Che Guevara di Korda o la Marilyn di Andy Warhol e proporla in luoghi già pregni di senso “Memorial”, dove hanno perso la vita simultaneamente tante persone, e le rispettive anime aspettano di essere liberate dalle prigioni della materia come il cimitero di S. Pietro in Vincoli a Torino, le Torri Gemelle del World Trade Center di New York o Auschwitz per esempio, o Sabra e Shatila. Penso che qualsiasi morte violenta crei un “imbarazzo naturale”. Non conforme alle leggi dell’universo ne blocca il suo fluire. Mi confronto spesso con un mio zio scienziato Piero Galeotti, un astrofisico di rilievo completamente scettico, proprio per non montarmi la testa. Eppure attraverso il canale energetico dell’arte creo, invento, propongo, sempre qualcosa che mi porta oltre un certa “soglia del reale”. Consapevolmente o meno, nei miei progetti d’arte, ho inserito la presenza di Gustavo Rol. Come accennato, ho sempre pensato che la morte prematura lasciasse dei cocci energetici sulla terra e pare, pensi così anche Rol. Dal discorso di Anna Provana di Collegno tratto dal documentario “Rol l’uomo, il mistero, la vita” (diretto da Maurizio Bonfiglio, regia di Maurizio Leone): “Era riuscito a captare l’energia vitale che tutti noi abbiamo e quando c’è ne andiamo rimane sulla terra, cioè, l’energia non si distrugge. Rol era un profondo credente, non si parlava di anima […] Lui parlava semplicemente di energia vitale che rimaneva sulla terra per un certo periodo.” In sintesi il progetto IN LUMINE, attraverso l’icona ancestrale di un’aureola in ologramma sospeso nel vuoto come un’apparizione, attiva un’energizzazione della comunicazione di massa. Infine l’oggetto semioforo a cui abbiamo attribuito o per tradizione o per proprio spirito personale un senso di divinità, ci conduce in un’altra dimensione e come scrive Massimo Melotti nel suo libro “Sul simbolo”: […] all’aldilà nelle varie forme […].