IN LUMINE – VIAGGIO VERSO L`INFINITO
Esiste in tutti gli artisti una verità sotterranea, che vive, lavora, si esprime cercando il mistero; capire il mistero è quasi impossibile, poiché il mistero, puro e trasparente come l’acqua, resta insipido, incolore. Qui nel primo cimitero torinese del XVIII secolo, furono sepolte – a nord-ovest, fuori dalle mura – un gran numero di persone che per la società del periodo avevano lasciato tristi ricordi.
Sono gli impiccati, i suicidi, sicuramente i poeti, il fornitore delle parole che si allontana e mugula, i dannati, i non battezzati.


Voler immaginare la storia dei luoghi e dei suoi morti ha sempre in se qualcosa di sacro, non in senso confessionale ma nel senso più antico della parola. La concezione di sacro e la sua immediata estensione in termini creativi è un qualcosa che si connette direttamente con la pratica di un’esplorazione verso un luogo attraversato ed esplorato che si carica di ulteriori significati simbolici, diventa così la memoria di un luogo. Il lavoro dell’arte diventa dunque quel corpo ibrido che riafferma la propria differenza, perchè è differenza incarnata. E’ lo è ancora di più quando si confronta in una mostra dove l’invisibile è evocato, decriptato, rintracciato attraverso altri sensi. Antonio Arévalo Poeta e Curatore Indipendente