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STORIE DI SPETTRI E DI FANTASMI

Questo ci tocca ….. per non essere definitivamente tagliati fuori da questa Nuova Era, l’Età dell’Acquario, l’Eone di Horus, oggi soprattutto: la voce anonima di un epoca, la più forte di tutte le nostre inflessioni culturali che non risparmia nessuno e stabilisce un immediatezza di comunicazione, ancora incerte.
Siamo dentro un’esperienza religioso-spirituale, magico-scientifica. Quando mostriamo le nostre foto di spettri e di fantasmi in pubblico, accendiamo un faccia a faccia alla pari carico di visioni, di storie da raccontare, ognuno ha la sua, ognuno ha vissuto esperienze irregolari drammatiche di altre vite, avventure fantastiche, di spettri, di fantasmi. Ci si strappa la parola di bocca: Una rinata libertà di parlarne – oggi si può – diventa smania di raccontare, racconti tra sconosciuti di vicissitudini in comune, accorse a ogni individuo, e cosi in ogni avventore ai tavoli dei bar, nei negozi alle mostre, e il grigiore delle vite quotidiane sembra d’altre epoche, tutto si muove in un multicolore universale di storie. Appena mostriamo le nostre foto ci si trova a trattare la medesima materia dell’anonimo narratore orale dei miti antichi delle epiche e dei poemi eroici, alle storie che abbiamo vissuto di persona o di cui siamo stati spettatori s’aggiungono quelle che ci sono arrivati già come racconti. In questa epoca le storie appena vissute si trasformano e si trasfigurano in storie raccontate la notte attorno al fuoco, acquistano uno stile diventano immagine, linguaggio, un umore di bravata, una ricerca di effetti angosciosi o truculenti: Il segreto in queste storie, di queste fotografie è in questa elementare universalità di contenuti è lì la molla per noi, aver cominciato questa prefazione fotografica rievocando degli stati d’animo collettivi senza dimenticare che stiamo parlando di Arte. Il progetto consiste nel realizzare attraverso installazioni, foto e disegni su carta catramata quella dimensione della memoria ancestrale legata al prima e al dopo. Il nostro inconscio sa cosa c’è prima di nascere o dopo la vita. Forse nulla, forse tanto da dire.
Chi entra nelle nostre installazioni supera una “soglia” rappresentata dal tappeto rosso e da un rotolo
nero di carta, appeso al muro alto circa 3 metri per 1 in cui appare una figura, il “guardiano della soglia”.
Al suo opposto una foto stampata ai sali d’ argento che rispecchia l’ immagine del guardiano, o più foto, che raccontano di luoghi cari ai fantasmi. Come voler annunciare la contemporaneità di più dimensioni insieme alla nostra, che viviamo come reale. La peculiarità del nostro lavoro è data dal “percepire”.
E’ un “sentire” più che un “vedere”. La presenza delle figure emerge col silenzio e l’ ascolto interiore.
Le foto raccontano di luoghi “ricchi di dimensioni” – al suono popolare – “ricchi di fantasmi”- che ricerchiamo attraverso dei “richiami” ovvero disegni figure trasparenti inserite nell’ambiente.
Non ci sono manipolazioni al computer o in camera oscura, dove vengono ancora stampate col metodo tradizionale a mano.

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